Segnalazione di un gatto selvatico europeo (Felis silvestris Schreber, 1777) nelle Dolomiti orientali

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Notabreve

Reporting of a European wildcat (Felis silvestris silvestris Schreber, 1777) in the eastern Dolomites

Introduzione

Il gatto selvatico europeo (Felis silvestris silvestris) era considerato estinto o assente nelle Alpi Orientali da numerosi Autori (Perlini 1923; Toschi 1965; Giacomelli 1900) e Dal Piaz (1928) riteneva, nei primi decenni del ’900, il suo limite di distribuzione occidentale il fiume Isonzo.

Nel corso degli anni Sessanta del secolo scorso la specie viene sempre più fre­quentemente documentata presso il confine orientale italiano, nella zona del Carso Triestino e successivamente nelle Prealpi Friulane e poi in quelle Venete, almeno dal 1983, quando un maschio adulto fu ucciso nella zona del Monte Millifret (Vittorio Veneto, Treviso) nella Foresta del Cansiglio (Ragni et al., 1987; Lapini 2006).

Negli ultimi decenni il gatto selvatico ha espanso ulteriormente la sua distribu­zione raggiungendo il margine più occidentale nel Bellunese meridionale (Bon e Spada 2017; Tormen et al., 2021; Catello et al., 2021). Attualmente il felide sembra colonizzare nuove aree, tuttavia la sua presenza e la dinamica della po­polazione non sono del tutto conosciute.

In Italia la specie è ben documentata; dal confine tra la Toscana e l’Emilia- Romagna (Ragni et al., 2014), lungo tutta la dorsale appenninica, sino alla Ca­labria e Sicilia (Ragni 1981) e recentemente è stata confermata tra la Liguria e il Piemonte sud-occidentale (Gavagnin et al., 2018).

Il gatto selvatico europeo è un carnivoro particolarmente protetto ed inserito nelle liste della Convenzione di Berna, della CITES e in Italia è tutelato dalla legge 157/92. Nella Red List della IUCN il suo status è comunque complessi­vamente ritenuto non critico. Tuttavia, la frammentazione dell’habitat, l’ibrida­zione con il gatto domestico e la vulnerabilità a patologie specifiche possono localmente minacciare alcune popolazioni (Breitenmoser et al., 2021; Lozano & Malo 2012; Millán & Rodríguez 2009).

Materiali e metodi

Durante l’attività di monitoraggio del lupo (Canis lupus), nell’ambito del pro­getto di monitoraggio nazionale della specie (Marucco et al., 2020) coordinato per l’area d’interesse dalla Regione Veneto, si è ricorso all’utilizzo di trappo­le video fotografiche. Nel sito oggetto dell’osservazione, situato nel versante nordoccidentale del M.te Pelmo, a fine agosto 2021 è stata installata una foto­trappola che è rimasta attiva per 19 giorni fino alla data della ripresa del felide avvenuta la notte del 9 settembre 2021. Il sito di rilevamento si trova ad una altitudine di 1970 m s.l.m. in prossimità di una forcella, che funge da valico alpino congiungente la Val Fiorentina e la Val del Boite.

Risultati e discussioni

La diagnosi tassonomica dell’esemplare documentato dalla fototrappola (Fig. 1), è stata eseguita analizzando le caratteristiche del mantello. Numerose in­dagini (Ragni & Possenti 1996; Kitchener et al., 2005; Krüger et al., 2009; Devillard et al., 2013: Maronde et al., 2020) hanno dimostrato che la diagnosi differenziale sulla base delle caratteristiche fenotipiche è affidabile e rappre­senta una valida alternativa all’approccio genetico e morfoanatomico. Nelle im­magini sono stati esaminati i caratteri chiave rilevabili nelle regioni somatiche: scapularis, dorsalis, lateralis, caudalis e, anche se non perfettamente visibile, in quella occipitalis-cervicalis. Applicando i criteri indicati in Ragni & Possenti (1996) il fenotipo dell’esemplare può essere ritenuto quello di un gatto selvatico europeo.

Rispetto alle stazioni zoogeografiche sin qui conosciute, il dato sposta di circa 20 km in direzione nord la presenza della specie in Veneto. La quota altimetrica di 1970 m s.l.m. è da considerarsi considerevole, infatti l’altitudine massima registrata in Europa è nei Pirenei orientali di 2250 m s.l.m (Palomo & Gisbert 2002). Questa osservazione può essere collegata ad un altro esemplare, attribui­bile a Felis s. silvestris, documentato con una fototrappola (Sacchet com.pers.) nel dicembre 2020 sul versante zoldano del Monte Pelmo.

Questo nuovo dato conferma la penetrazione della specie in pieno territorio dolomitico, in un ambiente spiccatamente alpino. Sarà sicuramente di grande interesse valutare nei prossimi anni, se la presenza in questo tipo di habitat sia occasionale o si manterrà nel tempo.

Fig. 1. L’esemplare di gatto selvatico europeo documentato presso il sito di rilevamento.

Ringraziamenti

Gli autori desiderano ringraziare e ricordare il grande naturalista bellunese e caro amico Giuseppe Tormen, profondo conoscitore della Natura del territorio bellunese e autore di molti studi sulla specie oggetto di questa nota. L’osserva­zione di gatto selvatico, specie a lui cara, si è verificata proprio a pochi giorni di distanza dal primo anniversario della sua scomparsa avvenuta durante l’attività di ricerca sul campo. Ulteriore sentito ringraziamento va inoltre alla dott.ssa Sonia Calderola della Regione Veneto e al personale del Corpo di Polizia Pro­vinciale di Belluno.

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Autori

  • Alessandra Busulini

    Nata a Venezia nel 1957, la sua passione per la natura inizia fin dall’infanzia grazie ad un ambiente familiare molto stimolante. Si è laureata in Scienze naturali presso l’Università di Padova nel 1980 e proprio durante il corso di studi è emerso il suo particolare interesse per le scienze della terra. Anche se ha scelto come carriera l’insegnamento (ha infatti lavorato per molti anni nei licei della Provincia di Venezia), ha sempre continuato ad essere vicina al mondo della ricerca: nei primi anni con studi in ambito micropaleontologico promossi dal Dipartimento di Geoscienze di Padova e in seguito, assieme a colleghi della Società Veneziana di Scienze Naturali a cui è iscritta dal 1978, nello studio dei crostacei fossili del Terziario del Veneto da cui sono scaturite numerose pubblicazioni. Ha collaborato con il Museo “G. Zannato” di Montecchio maggiore (Vicenza) nell’organizzazione del 1° Convegno internazionale sui crostacei del Mesozoico e del Terziario svoltosi nel 2000 e poi nel nuovo allestimento del museo nel 2007. Fa parte del comitato scientifico della ATS per l’iscrizione della Valle d’Alpone nella Lista propositiva italiana del Patrimonio Mondiale UNESCO. Ha fatto parte del consiglio direttivo della SVSN nei primi anni ’80, ruolo che ricopre nuovamente dal 2021.

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  • Giuliano Tessier

    Giuliano Tessier, nonostante gli studi in giurisprudenza (si è laureato presso l’università di Padova, conseguendo quindi l’abilitazione alla professione di Avvocato) ha fin da ragazzino sviluppato una forte passione per la paleontologia ed il mondo dei fossili. Le lunghe passeggiate nelle splendide dolomiti e la curiosità suscitata dalle “strane forme” che si rinvenivano nelle rocce, gli splendidi fossili del territorio di Cortina d’Ampezzo, lo hanno spinto a svolgere inizialmente le sue ricerche proprio in quel territorio. Fin dagli anni ‘70 è socio della Società Veneziana di Scienze Naturali e a partire dagli anni ‘80 ha iniziato a studiare i Crostacei fossili del vicentino e del veronese, pubblicando i primi lavori proprio nel bollettino della Società. Assieme ad altri colleghi con cui condivide la medesima passione ha contribuito ad organizzare nel 2000 li primo convegno mondiale sui Crostacei fossili, tenutosi a Villa Cordellina di Montecchio Maggiore, il cui successo ha portato poi i vari specialisti del settore ad organizzare successivi incontri, con cadenza triennale, in varie città d’Europa. Il rapporto con la Società Veneziana di Scienze Naturali e con il Museo di Venezia (nel cui Bollettino ha pubblicato alcuni lavori) gli hanno permesso di sviluppare la passione e l’interesse per la paleontologia, arricchendosi anche dal contatto e dal dialogo con molti specialisti di diversi settori delle scienze naturali. E’ attualmente Vicepresidente della Società, consigliere per le Scienze della Terra.

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