Riassunto
La cava “Main” di Arzignano (Vicenza, Italia settentrionale) è nota per la ricca fauna carcinologica proveniente dalle marne vulcanodetritiche dell’Eocene medio. Il presente studio descrive due nuovi crostacei brachiuri di questo livello fossilifero conservati nel Museo Civico “D. Dal Lago” di Valdagno (Vicenza).
Abstract
New brachyuran crabs from the Eocene of “Main” quarry of Arzignano (Vicenza, NE Italy)
The “Main” quarry of Arzignano (Vicenza, northern Italy) is known for the rich carcinological fauna coming from the volcanodetritic marls of the middle Eocene. The present study describes two new brachyuran crabs of this fossiliferous level, preserved in the Civic Museum “D. Dal Lago” in Valdagno (Vicenza).
Introduzione
I crostacei del Terziario del Veneto sono stati oggetto di studi da parte di paleontologi italiani e stranieri fin dai primi decenni dell’Ottocento. In questi ultimi quarant’anni, alcuni collaboratori dei Musei Civici “G. Zannato” di Montecchio Maggiore e “D. Dal Lago” di Valdagno (Vicenza), hanno contribuito al recupero di nuovi materiali, aumentando notevolmente il numero delle specie fossili del territorio. Il catalogo sistematico dei generi e specie della provincia di Vicenza e le correlazioni con le forme venete è stato fornito da Fabiani (1910) e De Angeli & Beschin (2001). Recentemente, De Angeli & Garassino (2006) e De Angeli et al. (2019) ne hanno ulteriormente aggiornato le conoscenze. Il presente studio descrive due nuovi brachiuri di cava “Main” di Arzignano (Vicenza) conservati nel Museo Civico “D. Dal Lago” di Valdagno (Vicenza).
Cenni geologici e stratigrafici
Il materiale studiato proviene dalla cava “Main” di Arzignano, ubicata sulla sinistra idrografica della valle del Torrente Chiampo, sul versante meridionale del Monte Main, a nord di Arzignano (Vicenza) (Fig.1). La cava, dismessa da anni e in ripristino ambientale, si trova inserita in un contesto vulcano-tettonico detto “semigraben” dell’Alpone-Chiampo, particolarmente attivo dal Paleocene superiore fino alla fine dell’Eocene medio. In questa fossa si depositarono i prodotti vulcanici appartenenti alle prime fasi del vulcanesimo berico-lessineo (Barbieri et al., 1991; Barbieri & Zampieri,1992). La cava è stata oggetto di analisi biostratigrafiche e paleontologiche da parte di De Zanche (1965). La sezione stratigrafica è rappresentata da tre livelli calcarenitici intercalati da prodotti vulcanoclastici; il livello più basso attribuito all’Eocene inferiore e gli altri due livelli all’Eocene medio. Lo strato fossilifero è costituito da arenarie
vulcanodetritiche grigiastre che conservano numerosi materiali fossili marini (foraminiferi, nummuliti, alghe calcaree, coralli, molluschi, echinidi, rodoliti e crostacei decapodi). La fauna è correlabile con gli altri giacimenti medio-eocenici dell’“Orizzonte di San Giovanni Ilarione” della Valle dell’Alpone, Valle del Chiampo e Valle dell’Agno.
Parte sistematica
Gli esemplari sono depositati presso il Museo Civico “D. Dal Lago” di Valdagno (Vicenza) (Acronimo: MCV). Le misure sono espresse in millimetri; nel testo si farà riferimento ai seguenti parametri biometrici: luc: lunghezza massima del carapace; Lac: larghezza massima del carapace; Lo-f: larghezza orbito-frontale; Lf: larghezza della fronte. Per l’inquadramento sistematico si è seguita l’impostazione di Schweitzer et al. (2010).
Ordine Decapoda Latreille, 1802
Infraordine Brachyura Latreille, 1802
Sezione Eubrachyura de Saint Laurent, 1980
Sottosezione Heterotremata Guinot, 1977
Superfamiglia Pseudozioidea Alcock, 1898
Famiglia Pseudoziidae Alcock, 1898
Genere Mainyozius n. gen.
Specie tipo: Mainyozius bituberculatus n. sp.
Origine del nome: Mainyozius, riferito alla cava “Main” di Arzignano da cui proviene l’esemplare studiato ed Euryozius Miers, 1886, genere con cui mostra affinità.
Diagnosi: come la specie tipo.
Mainyozius bituberculatus n. sp.
Fig. 2 (1a-c)
Olotipo: esemplare MCV.21/045-21.40, raffigurato in fig. 2 (1a-c).
Località: Cava “Main” di Arzignano (Vicenza).
Livello tipo: Eocene medio (Luteziano).
Origine del nome: bituberculatus = riferito ai due tubercoli dei margini anterolaterali.
Materiale: il solo olotipo in matrice vulcanodetritica grigiastra (MCV.21/045- 21.40, dimensioni: Lac: 11,2; luc: 8,9; Lo-f: 6,6; Lf: 3,8).
Diagnosi
Carapace convesso, di contorno esagonale, più largo che lungo; fronte diritta in visione dorsale, incisa da un solco, che forma un doppio margine, in visione frontale; margine frontale più esterno, leggermente sinuoso e con un dente arrotondato su ogni margine; margine sopraorbitale concavo, continuo e indistinto dalla fronte; margini anterolaterali corti, convessi, con un tratto liscio e bordato, seguito da due tubercoli; margini posterolaterali lunghi ed obliqui; regioni indistinte e lisce.
Diagnosis
Convex carapace, of hexagonal outline; wider than long; straight front in dorsal view, engraved by a groove which forms a double margin in frontal view; outermost frontal margin slightly sinuous and with a rounded tooth on each margin; concave supraorbital margin, continuous and indistinct from the front; short, convex anterolateral margins, with a smooth and rimmed tract, followed by two tubercles; long and oblique posterolateral margins; indistinct and smooth dorsal regions.
Descrizione
Carapace subesagonale, convesso soprattutto in senso longitudinale, più largo che lungo (Lc / Lc = 0,80), con massima ampiezza sul secondo tubercolo anterolaterale. Il margine orbito-frontale occupa circa il 63% della massima larghezza dorsale; la fronte è all’incirca 1/3 della massima larghezza; si presenta inclinata verso il basso, diritta in visione dorsale, mentre in visione frontale è interamente incisa da un solco trasversale che forma un doppio margine; il margine frontale più esterno è leggermente sinuoso e forma due deboli convessità distinte da una concavità mediana. Ad ogni angolo del margine frontale più esterno è presente un piccolo dente arrotondato (Fig. 2,1b). Le orbite sono subcircolari; il margine sopraorbitale è concavo, leggermente in rilievo, continuo, senza fessure e indistinto dalla fronte; il dente extraorbitale è triangolare, poco esteso. I margini anterolaterali sono corti, divergenti e convessi. Dopo il dente extraorbitale il margine ha un tratto curvo e carenato, seguito da due tubercoli leggermente spinosi e poco estesi verso l’esterno. I margini posterolaterali sono più lunghi dei precedenti, obbliqui e convergenti al margine posteriore. Il margine posteriore è diritto, carenato e poco più largo della fronte. Le regioni non sono distinte, anche i solchi branchiocardiaci non sono osservabili. La superficie dorsale è completamente liscia. Le altre parti del corpo non sono conservate.
Osservazioni
Il carapace esaminato è di piccole dimensioni e conserva bene il guscio. L’insieme dei caratteri evidenziano affinità con i rappresentanti della famiglia Pseudoziidae Alcock, 1898 ed in particolare con i rappresentanti del genere Euryozius Miers, 1886 che sono caratterizzati dal carapace più largo che lungo, superficie dorsale più o meno liscia, regioni non definite e con due tubercoli sui margini anterolaterali. Le caratteristiche morfologiche e i generi e specie dei Pseudoziidae sono state trattate da Karasawa & Schweitzer (2006), Ng et al, (2008), Schweitzer et al. (2010), Davie et al. (2015).
Nel territorio veneto la famiglia Pseudoziidae è presente con Ramozius Beschin, Busulini & Tessier in Beschin et al., 2016 dell’Ypresiano di Rama (Vestenanova, Verona), Santeexanthus caporiondoi Beschin, De Angeli, Checchi & Zarantonello, 2016 del Luteziano inferiore di cava “Lovara” di Chiampo, Priabonocarcinus gallicus Müller & Collins, 1991, istituito per l’Eocene superiore dell’Ungheria, e presente nel Priaboniano ed Oligocene inferiore veneto (Müller & Collins, 1991; De Angeli & Beschin (2008); Beschin et al., 2016, 2018; Ceccon & De Angeli, 2019). Ramozius punctulatus differisce per il capapace più allargato e con margine frontale con due lobi; margini anterolaterali convessi e con quattro lobi di cui il terzo e quarto spinosi (Beschin et al., 2016). Santeexanthus caporiondoi è caratterizzato dal carapace più largo e margini anterolaterali più lunghi e provvisti di due lobi e dall’ultimo lobo si estende una cresta sulla superficie branchiale (Beschin et al., 2016). Priabonocarcinus gallicus possiede il carapace più allargato, fronte ampia e convessa, orbite più piccole e arrotondate, margini anterolaterali convessi, carenati e con due rudimentali spine di cui la seconda posta sull’angolo anterolaterale debolmente crestata (De Angeli & Beschin, 2008; Ceccon & De Angeli, 2019).
Altri crostacei Pseudoziidae fossili sono: Archaeozius occidentalis (Schweitzer, Feldmann, Tucker & Berglund, 2000) dell’Eocene di Pulali Point, Washington (USA); Euryozius angustus Karasawa, 1993 ed Euryozius bidentatus Karasawa, 1993 del Miocene medio del Giappone; Santeexanthus wardi Blow & Manning, 1996 dell’Eocene della Carolina (USA) e Tongapapaka motunauensis Feldmann, Schweitzer & McLauchlan, 2006 del Miocene della Nuova Zelanda (Karasawa, 1993; Blow & Manning, 1996; Schweitzer et al., 2000; Schweitzer, 2003; Feldmann et al., 2006). Mainyozius bituberculatus n. gen., n. sp. si distingue dal
le specie note per il carapace liscio; regioni non definite; margini anterolaterali con un tratto liscio e bordato, seguito da due tubercoli; fronte con un solco trasversale; margini sopraorbitali concavi, continui e indistinti dalla fronte. Sulla base delle caratteristiche sopracitate abbiamo ritenuto di proporre per questo esemplare un nuovo genere.
Sottosezione Thoracotremata Guinot, 1977
Superfamiglia Grapsoidea MacLeay, 1838
Famiglia Varunidae H. Milne Edwards, 1853
Sottofamiglia Varuninae H. Milne Edwards, 1853
Genere Eoacmaeopleura n. gen.
Specie tipo: Eoacmaeopleura arzignanensis n. sp.
Origine del nome: dalla combinazione di eo- (dal Greco ηως = alba), ad indicare una ancestrale forma e Acmaeopleura Stimpson, 1858 (Grapsoidea, Varunidae), genere con cui presenta affinità.
Diagnosi: come la specie tipo.
Eoacmaeopleura arzignanensis n. sp.
Fig. 2 (2a-c)
Olotipo: esemplare MCV.21/044-21.39, raffigurato in fig. 2(2a-c).
Località: Cava “Main” di Arzignano (Vicenza).
Livello tipo: Eocene medio (Luteziano).
Origine del nome: riferito ad Arzignano, località da dove proviene l’esemplare studiato.
Materiale: un carapace in matrice vulcanodetritica grigia (MCV.21/044-21.39, dimensioni: Lac: 7,7; luc: 6,4; Lo-f: 5,4; Lf: 2,0).
Diagnosi
Carapace quadrangolare, leggermente più largo che lungo, più largo nella metà della lunghezza; margine frontale leggermente inclinato verso il basso, diritto e nella parte mediana a forma di triangolo ottuso, fronte continua con l’angolo orbitale; orbite ovoidali; margine sopraorbitale concavo, intero e debolmente bordato; margini anterolaterali e posterolaterali confluenti, lisci e interi; margini posterolaterali con una rientranza ben sviluppata e delimitata; margine posteriore quasi diritto e bordato; regioni dorsali non definite; regione urogastrica con un solco trasversale; regione cardiaca esagonale; superficie dorsale liscia.
Diagnosis
Carapace quadrangular, slightly wider than long, wider in half of the length; frontal margin slightly inclined downwards, straight and in the middle part in the shape of an obtuse triangle, front continuous with the orbital angle; ovoid orbits; supraorbital margin concave, entire and weakly rimmed; anterolateral and posterolateral margins confluent, smooth and entire; posterolateral margins with a well developed and bordered recess; posterior margin almost straight and bordered; dorsal regions not defined; urogastric region with a transverse groove; cardiac region hexagonal; dorsal surface smooth.
Descrizione
Carapace di piccole dimensioni, di contorno subquadrangolare, leggermente più largo che lungo (lunghezza circa 83% della massima larghezza del carapace), più largo nella metà della lunghezza. Il margine orbito-frontale è circa il 70% della massima larghezza del carapace. Il margine frontale è circa il 25% della massima larghezza del carapace e inclinato verso il basso. In visione frontale si presenta per buona parte diritto e nella parte mediana distale forma
un triangolo molto ottuso. Ogni angolo laterale della fronte è continuo con il margine orbitale. Le orbite sono ovali, piuttosto grandi e con margine sopraorbitale concavo, intero e bordato. I margini anterolaterali e posterolaterali sono convessi e confluenti, lisci ed interi. Nei margini laterali le regioni dorsali si raccordano a quelle ventrali formando un angolo acuto. I margini postero-laterali presentano una grande rientranza, ben sviluppata e bordata. Il margine posteriore è quasi diritto, intero, bordato e leggermente più stretto della larghezza orbito-frontale. La superficie dorsale è liscia, moderatamente convessa longitudinalmente e trasversalmente. Le regioni non sono definite; regioni gastriche e branchiali indifferenziate; regione urogastrica depressa e con una incisione trasversale; regione cardiaca trasversalmente esagonale, leggermente in rilievo e definita ai lati da superficiali depressioni. Superficie dorsale liscia. Le altre parti del corpo non sono conservate.
Osservazioni
L’esemplare è di piccole dimensioni e conserva solo la parte dorsale del carapace. Dal confronto con le specie fossili note non sono emerse correlazioni ed è stato quindi opportuno esaminare le specie viventi dei mari caldi dell’Indo- Pacifico e del Centro America. Dalla ricerca effettuata, una evidente affinità è emersa con alcuni rappresentanti della famiglia Varunidae ed in particolare con Acmaeopleura Stimpson, 1858, genere rappresentato da A. parvula Stimpson, 1858 (specie tipo) e A. rotunda Rathbun, 1909 che vivono nei mari del Pacifico Indo-occidentale (Stimpson, 1858; Rathbun, 1909; Ng et al., 2008). Acmaeopleura balssi Shen, 1932, A. depressa Sakai, 1965 e A. toriumii Takeda, 1974, iniziamente attribuite a questo genere, sono state incluse nel genere Sestrostoma (Davie & Ng, 2007). Il genere è noto nel record fossile da Acmaeopleura sp. dall’Olocene di Nanyo Formation, Giappone ed A. hichiro Karasawa & Tanaka, 2005 del Miocene medio del Giappone (Umemoto & Karasawa, 1998; Karasawa & Tanaka, 2005).
Acmaeopleura ed Eoacmaeopleura n. gen. hanno in comune il carapace quadrangolare, superficie dorsale liscia, fronte diritta e continua con il margine sopraorbitale, orbite larghe e con margine sopraorbitale concavo e continuo, margini anterolaterali e posterolaterali confluenti, lisci ed interi e margini posterolaterali caratterizzati da una larga e sviluppata rientranza. Acmaeopleura è tuttavia caratterizzata da margini frontale, sopraorbitali e laterali provvisti di bordatura, mentre in Eoacmaeopleura n. gen. i margini frontale e laterali sono lisci, senza alcuna bordatura. Acmaeopleura possiede inoltre la superficie dorsale liscia, mentre in Eoacmaeopleura n. gen. è presente un evidente solco trasversale che distingue le regioni gastriche dalla cardiaca. Inoltre, la fronte di Eoacmaeopleura n. gen., è caratterizzata da un margine ottuso triangolare mediano (Fig. 2. 2b). Sulla base delle caratteristiche sopracitate e la diversa età geologica rispetto alle forme viventi, abbiamo ritenuto di proporre per questo esemplare un nuovo genere.
Conclusione
Durante il periodo di attività della cava “Main” di Arzignano sono stati recuperati numerosi crostacei fossili che sono conservati nelle collezioni paleontologiche dei Musei Civici di Storia Naturale di Venezia, “G. Zannato” di Montecchio Maggiore e “D. Dal Lago” di Valdagno. Questi materiali hanno favorito numerosi studi, iniziati da Busulini et al. (1982, 1983, 1984) e successivamente condotti da Beschin & De Angeli (1984, 2004, 2008), Beschin et al. (1985, 1988, 1996a, 1996b, 2002, 2004), De Angeli & Beschin (1998, 2002, 2010), Tessier et al. (1999), e Ceccon & De Angeli (2012, 2014), De Angeli (2014), De Angeli & Caporiondo (2017a, b), De Angeli & Alberti (2018, 2020).
La carcinofauna di questo giacimento comprende più di 65 specie rappresentate da anomuri e brachiuri, alcuni dei quali coevi ad altri giacimenti eocenici europei (Ungheria, Spagna, Inghilterra) o endemici del territorio veneto. Una carcinofauna numerosa e altamente diversificata con specie che vivevano in tane scavate nel substrato o infossate nel sedimento, oppure legate ad ambienti di bioherme o scogliere coralline. Numerose sono anche le specie attribuite ai paguridi, identificati per le parti calcificate come i chelipedi e le gambe ambulatorie che hanno forma e ornamentazione assimilabile alle forme viventi.
Il livello vulcanodetritico di cava “Main”, molto ricco anche di altri organismi fossili marini faceva parte di una piattaforma continentale ad acque poco profonde, calde e agitate, con fondale sabbioso o fangoso. Una analoga formazione è presente nei depositi basso luteziani dell’“Orizzonte di San Giovanni Ilarione” delle valli dell’Alpone (Ciupio, Croce Grande, Buso del Prete), del Chiampo (cave Boschetto e Albanello di Nogarole Vicentino) e dell’Agno (Grola di
Cornedo Vicentino). Verso la fine dell’Eocene medio in tutta l’area lessinea vi fu una regressione generale per il sollevamento del fondo marino causato da fenomeni vulcanici e tettonici (De Zanche, 1965).
Ringraziamenti
Ringraziamo la dott.ssa Bernardetta Pallozzi, Curatrice del Museo Civico “D. Dal Lago” di Valdagno (Vicenza) per avere messo a disposizione per lo studio il materiale conservato presso il Museo; la dott.ssa Livia Beccaro, Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, per informazioni stratigrafiche relative alla cava “Main” e alla Valle del Chiampo e due anonimi lettori per la lettura critica e gli utili suggerimenti.
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