Riassunto
Il genere Pseudodromilites Beurlen, 1928 include le due specie P. hilarionis (Bittner, 1883) e P. pentagonalis Lőrenthey in Lőrenthey & Beurlen, 1929 dell’Eocene medio e superiore dell’Italiae Ungheria. La presente nota rivede le caratteristiche morfologiche delle specie note e descri-ve Pseudodromilites arzignanensis n. sp., una nuova specie per l’Eocene medio della Valle del Chiampo (Vicenza, Italia nordorientale).
Abstract
The genus Pseudodromilites Beurlen, 1928 (Crustacea, Brachy-ura, Dromiacea) from the Eocene of Veneto, with description of a new species
The genus Pseudodromilites Beurlen, 1928 includes two species P. hilarionis (Bittner, 1883) and P. pentagonalis Lőrenthey in Lőrenthey & Beurlen, 1929 from the middle and upper Eocene of Italy and Hungary. This note revises the morphological characteristics of the known species, and describes Pseudodromilites arzignanensis n. sp., a new species from the middle Eocene of Chiampo Valley (Vicenza, northeastern Italy).
Introduzione
I crostacei terziari del Veneto sono stati oggetto di studio da parte di paleonto-logi italiani e stranieri fin dai primi decenni dell’Ottocento. Il primo catalogo sistematico dei generi e specie della provincia di Vicenza e le correlazioni con le altre forme del territorio veneto è stato fornito da Fabiani (1910) e successiva-mente aggiornato da De Angeli & Beschin (2001) e De Angeli & Garassino (2006). Indagini sul territorio berico-lessineo da parte di collaboratori del Mu-seo Civico “G. Zannato” di Montecchio Maggiore (Vicenza) hanno contribuito al recupero di numerosi crostacei fossili che hanno notevolmente aumentato il numero delle specie note. Il genere Pseudodromilites Beurlen, 1928 (Brachyura, Dromiidae) comprende le due specie, P. hilarionis (Bittner, 1883) e P. pentago-nalis Lőrenthey in Lőrenthey & Beurlen, 1929 dell’Eocene medio e superioredell’Italia e Ungheria. La presente nota riesamina le caratteristiche di Pseudo-dromilites hilarionis e propone l’istituzione di una nuova specie per l’Eocenemedio di cava “Main” di Arzignano (Vicenza) e inoltre fornisce la lista aggior-nata dei crostacei fossili descritti per questo giacimento.
Cenni geostratigrafici
Gli esemplari esaminati provengono dalla cava “Main” di Arzignano, ubicata sulla sinistra idrografica della valle del Torrente Chiampo, sul versante meridio-nale del Monte Main, a nord di Arzignano (Vicenza) (Fig. 1). La cava, non più in uso da alcuni anni, si trova inserita in un contesto vulcano-tettonico detto “semigraben” dell’Alpone-Chiampo che fu particolarmente attivo dal Paleocene superiore fino alla fine dell’Eocene medio e in questa fossa si depositarono i numerosi prodotti vulcanici delle prime fasi del vulcanesimo berico-lessineo (Barbieri et al. 1991). La sua successione stratigrafica, ora os-servabile solo in parte, è rappresentata da tre livelli calcarenitici intercalati da prodotti vulcanoclastici. Il livello più basso è stato attribuito all’Eocene inferio-re e gli altri due livelli all’Eocene medio (Barbieri & Zampieri, 1992). Il livello medioeocenico vulcanodetritico da cui provengono gli esemplari studiati si pre-senta grigiastro (giallo se alterato) e conserva una ricca fauna di organismi ma-rini (foraminiferi, molluschi gasteropodi e bivalvi, echinidi, crostacei e tracce di resti vegetali continentali che indicano la vicinanza di terre emerse). La fauna correlabile con gli altri giacimenti medioeocenici attribuiti all’“Orizzonte di San Giovanni Ilarione” delle valli dell’Alpone, del Chiampo e dell’Agno e la presenza di abbondanti foraminiferi, echinidi e rodofite, indica deposizione in ambiente marino a salinità normale (Beccaro & De Angeli, 2001).
Parte sistematica
Gli esemplari sono depositati presso il Museo Civico “D. Dal Lago” di Valda-gno (Vicenza) e indicati con i loro numeri di catalogo (Acronimo: MCV). Le misure sono espresse in millimetri. Per l’inquadramento sistematico si è seguita la classificazione proposta da Schweitzer et al. (2010).
Ordine Decapoda Latreille, 1802 Infraordine Brachyura Latreille, 1802 Sezione Dromiacea De Haan, 1833 Superfamiglia Dromioidea De Haan, 1833 Famiglia Dromiidae De Haan, 1833 Genere Pseudodromilites Beurlen, 1928
Specie tipo: Dromia hilarionis Bittner, 1883, da originale designazione.
Specie fossili incluse: Pseudodromilites arzignanensis n. sp., P. hilarionis (Bittner, 1883) e P. pentagonalis Lőrenthey in Lőrenthey & Beurlen, 1929.
Osservazioni
Dromia hilarionis è stata istituita daBittner(1883) sulle caratteristiche mor-fologiche di un carapace proveniente dai tufi medio-eocenici di Ciupio di San Giovanni Ilarione (Verona). Beurlen (1928) vista la notevole differenza nella forma del carapace dei rappresentanti del genere Dromia inserì D. hilarionis nel nuovo genere Pseudodromilites. Questo nuovo genere fu accettato anche da Lőrenthey & Beurlen (1929) per Pseudodromilites pentagonalis dell’Eocene superiore di Mátyáshegy di Budapest (Ungheria). Tuttavia, nell’anno succes-sivo, Glaessner (1929) mise in sinonimia Pseudodromilites con Dromilites H. Milne Edwards, 1837 e le due specie rimasero per lungo tempo in quest’ulti-mo genere. Recentemente Schweitzer & Feldmann (2010) hanno fornito la revisione di Dromilites assegnando a questo genere solamente quattro specie e ritenendo valido Pseudodromilites Beurlen, 1929 che rimane ben distinto per il carapace tubercolato, rostro largo e trifido, solchi dorsali profondi e margini laterali senza increspature. In questo genere hanno incluso Pseudodromilites hilarionis (Bittner, 1883) (specie tipo) e P. pentagonalis Lőrenthey in Lőrenthey& Beurlen, 1929 dell’Eocene medio e superiore del Veneto e dell’Ungheria.
Pseudodromilites hilarionis (Bittner, 1883) Fig. 2 (2a-d, 3)
1883 Dromia Hilarionis Bittner, p. 306, t. 1, f. 5
1910 Dromia Hilarionis Bittner – Fabiani, p. 25
1928 Pseudodromilites hilarionis (Bittner) – Beurlen, p. 168
1929 Dromilites hilarionis (Bittner) – Glaessner, p. 140
1983 Dromilites hilarionis (Bittner) – Busulini et al., p. 57, t. 1, f. 4
1989 Dromilites hilarionis (Bittner) – Solé & Vía, p. 28
1995 Dromilites hilarionis (Bittner) – De Angeli, p. 12, t. 1, f. 6, fig. 2(5) in testo
2001 Dromilites hilarionis (Bittner) – De Angeli & Beschin, p. 13
2004 Dromilites hilarionis (Bittner) – Beschin et al., p. 113
2005 Dromilites hilarionis (Bittner) – Beschin et al., p. 14, t. 2, f. 7
2006 Dromilites hilarionis (Bittner) – De Angeli & Garassino, p. 31
2009 Dromilites hilarionis (Bittner) – De Angeli & Caporiondo, p. 26
2010 Dromilites hilarionis (Bittner) – Schweitzer et al., p. 64
2010 Pseudodromilites hilarionis (Bittner) – Schweitzer & Feldmann, p. 422 2012 Pseudodromilites hilarionis (Bittner) – Beschin et al., p. 32, t. 4, f. 2, fig. 25 in testo
Materiale esaminato: tre esemplari MCZ.2345-I.G.296564, MCZ.2693, MCV.51-I.G.292979 dell’Eocene medio di Grola di Cornedo Vicentino, già considerati in Beschin et al. (2005, 2012).
Osservazioni
Pseudodromilites hilarionis è stata descritta daBittner (1883) sulle caratteri-stiche morfologiche di un carapace mancante della parte posteriore raccolto nell’Eocene medio di San Giovanni Ilarione (Verona). La specie è caratterizzata dal carapace di contorno pentagonale con margini laterali convessi e tuberco-lati; regioni dorsali bene definite dai solchi cervicale e branchiali e cosparse di tubercoli; fronte ampia, rivolta verso il basso e con una spina mediana e una spina su ogni lato; margine orbito-frontale lamellare, continuo e dentellato. Oltre all’olotipo descritto da Bittner, altri esemplari di questa specie sono stati segnalati per l’Eocene medio di cava “Main” di Arzignano e Grola di Cornedo Vicentino e per l’Eocene superiore di “Fontanella” di Grancona e Sossano nei Monti Berici (Vicenza) (Busulini et al., 1983; De Angeli, 1995; De Angeli & Caporiondo, 2009; Beschin et al., 2005, 2012). Pseudodromilites hilarionis è inoltre noto per l’Eocene della Spagna (Solé & Vía, 1989).
Pseudodromilites arzignanensis n. sp. Fig. 2(4-6)
Olotipo: esemplare MCV.17/10, raffigurato in fig. 2(4a-b).
Paratipo: esemplare MCV.17/11.
Livello tipo: Eocene medio (Luteziano).
Origine del nome: arzignanensis -e (lat.) da Arzignano, comune da cui proven-gono gli esemplari studiati.
Materiale e dimensioni: due carapaci incompleti della parte posteriore conservati in matrice vulcanodetritica grigiastra (MCV.17/10 – larghezza del carapace: 33,5 mm; MCV.17/11 – larghezza del carapace: 28,5 mm).
Diagnosi
Carapace subpentagonale, convesso, più largo che lungo; fronte triangolare, inclinata verso il basso e con tre spine; margine sopraorbitale laminare, continuo con il margine frontale; margini anterolaterali convessi e con tubercoli acuti; regioni dorsali bene distinte e con tubercoli; regione metagastrica con un sot-tile rilievo curvo con otto tubercoli allineati; solchi cervicale e branchiali incisi, obliqui e paralleli; lobo epibranchiale bene definito da un solco.
Diagnosis
Carpace subpentagonal, convex, wider than long; front triangular, inclined down-ward, with three spines; supraorbital margin laminar, continuous with the frontal margin; anterolateral margins convex with acute tubercles; dorsal regions well defined with tubercles; metagastric region with a thin curved relief with eight aligned tubercles; cervical and branchial grooves engraved, oblique and parallel; epibranchial lobe well defined by a groove.
Descrizione
Carapace subpentagonale, più largo che lungo, superficialmente convesso in entrambe le sezioni; margine orbito-frontale ampio; fronte triangolare, con par-te mediana incisa e inclinata verso il basso, terminante con una spina. Il mar-gine frontale è caratterizzato da due lamine granulate che portano una spina sulla parte anteriore; il margine sopraorbitale è laminare, leggermente in rilievo, continuo con il margine frontale e ornato da alcuni piccoli tubercoli. I margini anterolaterali sono convessi e provvisti di tubercoli spinosi; i margini postero-laterali e il margine posteriore sono mancanti in entrambi gli esemplari esaminati. Le regioni dorsali sono bene distinte da solchi profondi e lisci; la regione frontale è inclinata verso il basso e incisa sulla parte mediana; i lobi epigastrici sono costituiti da due rilievi tubercolati; le regioni protogastriche sono ovali, relativamente bombate e ornate da tubercoli; la regione mesogastrica è bene delimitata ai lati e posteriormente da solchi incisi, la parte anteriore è lunga e ristretta tra le regioni protogastriche e i lobi epigastrici, la parte posteriore è invece di contorno ovale e percorsa da una incisione mediana longitudinale; un solco curvo delimita posteriormente la regione mesogastrica dalla metagastrica; quest’ultima è caratterizzata da un sottile rilievo curvo ornato da otto tubercoli allineati; la regione urogastrica è anch’essa rappresentata da un sottile rilievo, ma più stretto e diritto e con soli quattro-cinque tubercoli; la regione cardiaca è poco rilevata e non chiaramente distinta ai lati dai solchi branchiocardiaci; le regioni epatiche sono piccole e delimitate posteriormente dal solco cervicale; il solco cervicale e il solco branchiale sono incisi, disposti obliquamente e quasi paralleli tra loro; tra il solco cervicale e il solco branchiale è presente un ulteriore solco che dal margine della regione metagastrica si sviluppa, dapprima parallelo agli altri solchi e poi bruscamente inclinato sul solco branchiale, delimitando il lobo interno epibranchiale. Le regioni branchiali sono ampie e incomplete della parte posteriore. L’ornamentazione dorsale è caratterizzata da tubercoli radi e robusti, spinosi sulle regioni epatiche e branchiali e sui margini laterali.
Osservazioni
Gli esemplari esaminati hanno forma e caratteristiche morfologiche del genere Pseudodromilites e presentano strette affinità con P. hilarionis (Bittner, 1883)dell’Eocene medio del Veneto e P. pentagonalis Lőrenthey in Lőrenthey & Beurlen, 1929 dell’Eocene superiore dell’Ungheria.
Pseudodromilites hilarionis è tuttavia ben distinto da P. arzignanensis n. sp. perla regione mesogastrica anteriore più corta, regioni metagastrica e urogastrica non costituite da un sottile rilievo ma più sviluppate in lunghezza e per i margini laterali e la superficie dorsale con numerosi piccoli tubercoli [Fig. 2(2a-d, 3)]. Pseudodromilites pentagonalis possiede invece il carapace densamente ornatoda tubercoli, regione mesogastrica anteriore stretta e prolungata al margine frontale, regione metagastrica più sviluppata e con una incisione longitudinale mediana che continua anche sulla regione mesogastrica posteriore; tra i solchi cervicale e branchiali c’è una incisione che si estende fino al margine laterale [Fig. 2(1a-c)]. Pseudodromilites arzignanensis n. sp., pur mostrando alcune affi-nità con P. pentagonalis, è tuttavia ben distinto da entrambe le due specie note per l’ornamentazione dorsale costituita da tubercoli più grandi e meno numero-si, più o meno arrotondati sulla parte mediana del carapace e spinosi sulle regio-ni branchiali ed epatiche e sui margini laterali; inoltre, la regione metagastrica è costituita da un sottile rilievo curvo con otto tubercoli allineati e la urogastrica, meno ampia della precedente, è anch’essa costituita da un sottile rilievo ma più diritto e con quattro-cinque tubercoli allineati. Bene definito è anche il lobo epibranchiale interno che si mostra chiaramente delimitato da un solco.
Conclusioni
La presenza di crostacei nelle marne vulcanodetritiche medioeoceniche del-la cava “Main” di Arzignano è stata inizialmente segnalata da Busulini et al. (1982) con la descrizione di alcune specie già note per altri giacimenti veneti o inedite per il territorio. Negli anni successivi nuovi materiali raccolti da col-laboratori del Museo Civico “G. Zannato” di Montecchio Maggiore (Vicenza) hanno contribuito alla scoperta di nuovi generi e specie intensificando notevol-mente le conoscenze di questo giacimento. La carcinofauna della cava “Main” di Arzignano comprende complessivamente 73 specie di decapodi, distribuite in 57 generi, studiate da Busulini et al. (1982, 1983, 1984), Beschin & De An-geli (1984, 2004, 2008), Beschin et al. (1985, 1988, 1996a, 1996b, 2002, 2004), De Angeli & Beschin (1998, 1999, 2000, 2002, 2007, 2010), Rizzotto (1998), Tessier et al. (1999), De Angeli & Garassino (2003), De Angeli et al. (2005), De Angeli (2012, 2014), Ceccon & De Angeli (2012, 2014), De Angeli & Checchi (2012) e De Angeli & Caporiondo (2017a, b).
Tre specie sono attribuite agli Axiidae (Calocarides arzignanensis, Eucalliax vi-cetina, Neocallichirus fortisi); diciotto agli Anomuri (Galathea mainensis, Italial-bunea lutetiana, Stemonopa prisca, Calcinus agnoensis, Eocalcinus cavus, E. eoce-nicus, Longipaguristes manuelae, Paguristes cecconi, P. clampensis, P. prealpinus, Paguristes cf. P. prealpinus, Petrochirus savii, Pagurus mainensis, P. valdagnensis, Lessinipagurus granulatus, L. planus, L. ornatus, Orbispagurus tessellatus) e cin-quantadue ai Brachiuri (Basinotopus lamarcki, Pseudodromilites arzignanensis, P. hilarionis, Dromilites pastoris, Kromtitis tetratuberculatus, Lophoranina lae-vifrons, L. maxima, Lianira convexa, Notoporanina beyrichi, Raniliformis eocae-nica, Quasilaeviranina arzignanensis, Q. simplicissima, Raninoides pulchrus, Antonioranina globosa, Claudioranina oblonga, Calappilia dacica, C. incisa, C. subovata, Periacanthus horridus, Cromimaia elegans, C. meneguzzoi, Ommaciria mainensis, Spinirostrimaia margaritata, Micromaia tubercolata, Hepatiscus neu-mayri, H. pulchellus, Mainhepatiscus zannatoi, Bittnerilia eocaena, Eurolambrus mainensis, Parthenope nummulitica, Daira salebrosa, Montezumella pumicosa, Montezumella cf. scabra, Ceronnectes boeckhi, Eocharybdis cristata, Neptocar-cinus millenaris, Liopsalis anodon, Lobonotus beschini, Lathahypossia aculeata, Gollincarcinus levis, Lessinioplax rugosa, L. simplex, Maingrapsus quadratus, Paracorallicarcinus arcanus, Branchioplax albertii, Pyreneplax granosus, Eopali-cus squamosus, Eopilumnus checchii, Lessinicarcinus euglyphos, Retropluma eo-cenica, Phlyctenodes sp., Pseudodaranyia carinata). Una carcinofauna numerosae molto varia con forme che vivevano in tane scavate nel substrato (Calocarides arzignanensis, Eucalliax vicetina, Neocallichirus fortisi) o infossate nel sedimen-to sabbioso (Italialbunea Lutetiana, Stemonopa prisca, Lophoranina laevifrons, L. maxima, Lianira convexa, Notoporanina beyrichi, Raniliformis eocaenica, Quasilaeviranina arzignanensis, Q. simplicissima, Raninoides pulchrus, Antonio-ranina globosa, Claudioranina oblonga) oppure legate ad ambienti di biohermeo scogliere coralline (Kromtitis tetratuberculatus, Daira salebrosa). Numerose sono anche le specie attribuite a paguridi (Calcinus agnoensis, Eocalcinus ca-vus, E. eocenicus, Longipaguristes manuelae, Paguristes cecconi, P. clampensis, P. prealpinus, Paguristes cf. P. prealpinus, Petrochirus savii, Pagurus mainensis, P. valdagnensis, Lessinipagurus granulatus, L. planus, L. ornatus, Orbispagurus tessellatus) conosciute per le parti ben calcificate come i chelipedi e le gambeambulatorie che presentano forma e ornamentazione assimilabile alle forme viventi (De Angeli & Caporiondo, 2017b).
Il livello vulcanodetritico di cava “Main”, assai ricco di organismi marini fossili faceva parte di una piattaforma continentale ad acque poco profonde, calde e agitate, con fondale sabbioso o fangoso. Una analoga formazione è presen-te nei depositi basso luteziani dell’“Orizzonte di San Giovanni Ilarione” delle valli dell’Alpone (Ciupio, Croce Grande, Buso del Prete), del Chiampo (cave Boschetto e Albanello di Nogarole Vicentino) e dell’Agno (Grola di Cornedo Vicentino). Verso la fine dell’Eocene medio in tutta l’area lessinea vi fu una regressione generale per il sollevamento del fondo marino causato da fenomeni vulcanici e tettonici (De Zanche, 1965).
Ringraziamenti
Ringraziamo la dott.ssa Bernardetta Pallozzi, Curatrice del Museo Civico “D. Dal Lago” di Valdagno (Vicenza) per avere messo a disposizione per lo studio il materiale conservato presso il Museo, due anonimi lettori per la lettura critica del manoscritto e gli utili suggerimenti.
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