Riassunto
Tra il 2014 ed il 2019 sono stati monitorati tramite la metodica dei punti di ascolto due piccoli nuclei di averla piccola Lanius collurio, nidificanti nelle praterie del Monte Cesen (TV, 1100-1500 m s.l.m.) e nell’Oasi WWF di Valle Averto (VE, 2 m s.l.m.). In entrambi i siti il numero di coppie è risultato in aumento, sebbene senza raggiungere ancora la significatività statistica; in particolare, nelle praterie montane si è passati da 1 a 6 coppie tra il 2015 ed il 2019. Le densità osservate variano tra 0.18 e 1.9 coppie/10 ha (Monte Cesen) e 0.42-0.96 coppie/10 ha (Valle Averto), valori che possono considerarsi favorevoli per questa specie nelle tipologie ambientali studiate. Si ipotizza che l’averla piccola, specie di interesse comunitario, dopo decenni di decremento possa essere in fase di ripresa in più ampi settori del Veneto, ma urgono dettagliate e più diffuse indagini di campo.
Abstract
Recent trends (2014-2019) of Red-backed Shrike Lanius collurio in two breeding sites of the Veneto region (NE Italy)
Using the point count methods, two small populations of Red-backed Shrike were monitored in the mountain prairies of the Monte Cesen (Treviso province: about 1,500 m above sea level) and in the WWF Valle Averto Oasis, along the Adriatic coast (Venice province: 2 m), between 2014 and 2019. At both sites the trends were positive, still not yet significant (“uncertain” according to the TRIM software). The density values ranged between 0.18 e 1.9 pairs/10 ha (Monte Cesen prairies) and 0.42-0.96 pairs/10 ha (Valle Averto Oasis); these densities may be considered as favourable for this species in the habitats were considered. It is thus possible that L. collurio, after decades of decrease has very recently recovered in at least some sectors of the Veneto region, such as hills and coasts, but more extended field researches are urgently needed.
Introduzione
L’averla piccola Lanius collurio Linaeus, 1758 è una specie di interesse comunitario che ha subito nella seconda metà del Novecento un drastico calo numerico, soprattutto negli agroecosistemi di tutta Europa dove un tempo era particolarmente diffusa (Brambilla et al., 2009). Come anche altre specie di averle, l’averla piccola si trova in cattivo stato di conservazione: è classificata come Vulnerabile nella Lista Rossa italiana (Peronace et al., 2012), minacciata soprattutto dall’intensificazione dell’agricoltura e dalla progressiva scomparsa degli habitat a mosaico particolarmente adatti a questa specie, come piccole aree cespugliate, incolti, siepi e prati semi-naturali (Brambilla et al., 2007a e 2007b; Casale & Brambilla, 2009; Ceresa et al., 2012; Chiatante et al., 2014). Il crollo delle popolazioni è stato particolarmente evidente nel settore occidentale e nordoccidentale del suo areale europeo; tra il 1970 ed almeno il 1990 un calo del 20% è stato segnalato in 21 di 33 Paesi europei considerati dall’Atlante europeo dei nidificanti (Hagemeijer & Blair, 1997).
Stime più recenti, successive al 2010, suggeriscano che tale calo si sia arrestato, con popolazioni che sono considerate stabili a livello europeo; ad esempio, Birdlife International (2017) la riporta “stabile” nell’intera Europa, mentre i più recenti
dati del monitoraggio pan-europeo degli uccelli comuni nidificanti indicano un trend stabile sia nel lungo (1980-2016) che nel medio periodo (2007-2016) in 28 Paesi europei (PECBMS, 2018). Apparentemente diversa la situazione in Italia: gli ultimi dati su base nazionale derivati dal Progetto MITO2000 indicano un trend della popolazione di questa specie in diminuzione nel periodo 2000-2014, analogamente a quanto rilevato nello stesso periodo nel Veneto (Rete Rurale Nazionale e LIPU, 2015).
In Italia, le conoscenze relative a questa specie sono molto buone per ciò che riguarda le preferenze ambientali e in generale la biologia riproduttiva (Morelli et al., 2016; Brambilla et al., 2009). Per il Veneto, Girardello e Pegorer (2008) hanno sviluppato un modello predittivo per la distribuzione dell’averla nidificante; i risultati indicavano le zone collinari e montane come particolarmente idonee alla specie. La più recente distribuzione nella nostra regione è invece riportata da Mezzavilla et al. (2016): oltre alle già citate zone collinari e montane la specie risulta nidificante anche nel settore costiero, con alcuni vuoti, e solo in poche aree di pianura.
Se quindi biologia riproduttiva e distribuzione sono note con buon grado di completezza, molto scarse sono invece le pubblicazioni che riportino andamenti di popolazioni per aree ben definite e per periodi significativi. In Liguria, Aluigi et al. (2015) hanno osservato che l’averla piccola risultava stabile nel 2006-2012 all’interno dei Siti Natura 2000, mentre era in diminuzione all’esterno; in Umbria, nel periodo 2001-2017 risulta in diminuzione moderata (Velatta et al., 2019). A livello nazionale solo di recente è stato lanciato il Progetto Collurio, finalizzato al censimento pluriennale di questa specie in tutt’Italia (Sighele & Sartori, 2017).
È parso quindi interessante valutare, sulla base di dati di campo acquisiti in forma standardizzata nel periodo 2014-2019, quali siano gli andamenti dell’averla piccola nidificante in due siti di studio del Veneto, vale a dire le praterie montane del Monte Cesen (dal 2015: Scarton, 2017) e l’Oasi WWF di Valle Averto (dal 2014: Scarton et al., 2016) posti a circa 70 km uno dall’altro e quindi soggetti, a forzanti ambientali in gran parte diverse.
Area di studio e metodi
L’Oasi di Valle Averto dell’Associazione Italiana per il World Wide Fund for Nature – WWF è sita nel Comune di Campagna Lupia (VE; m 2 s.l.m., coordinate: 45°21’56” N, 12°08’18” E) ed è stata istituita nel 1988; è estesa per circa 200 ettari, di cui 84 di proprietà dell’Associazione, ubicati all’interno di una più vasta valle da pesca. Il clima è di tipo temperato umido con estate calda, con media annua di 13.3°C e precipitazioni pari a circa 850 mm (Tomè, 2010). La vegetazione terrestre è eterogenea ed include aree prative a pascolo, canneti, superfici alberate di origine prevalentemente antropica; localmente sono abbondanti Rubus spp. e biancospino Crataegus monogyna. Il disturbo diretto di origine antropica all’interno dell’Oasi è ridotto, essendo l’accesso dei visitatori regolamentato. L’intera Valle Averto è zona umida di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar (dal 1989) nonché Oasi per la tutela della fauna e della flora della Città Metropolitana di Venezia; risulta inoltre inclusa sia nella ZSC IT 3250030 “Laguna medio-inferiore di Venezia” che nella ZPS IT 3250046 “Laguna di Venezia”.
Il secondo sito di studio è costituito dalle estese praterie sommitali che si trovano tra il Monte Cesen (m 1570 s.l.m., coordinate: 45°56’30’’ N, 12°01’28’’ E) e la località Pianezze (m 1100), nel Comune di Valdobbiadene (TV). Si tratta di praterie soggette a pascolo bovino; il clima dell’area è oceanico, con inverni freddi, estati temperato-calde e piovosità annuale di circa 1500 mm. La vegetazione è costituita da nardeti, inquadrabili nell’habitat comunitario “*6230 Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane e delle zone submontane dell’Europa continentale” e seslerio-brometi: “*6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo” (Buff a & Lasen, 2010). Le praterie sono delimitate da boschi di faggio, ornio-ostrieti e alcuni rimboschimenti di conifere operati nei decenni scorsi, con piccoli nuclei arbustivi costituiti soprattutto da ginepro Juniperus communis e Rosa sp. L’area di monitoraggio rientra in parte nel SIC IT 3240003 “Monte Cesen” e totalmente nella ZPS IT 3240024 “Dorsale prealpina tra Valdobbiadene e Serravalle”.
I dati relativi all’averla piccola provengono da più ampi monitoraggi attivi in Valle Averto dal 2014 (9-11 punti di ascolto eseguiti ogni anno tra il 2014 ed il 2019: Scarton & Borella, 2019) e sulle praterie del Monte Cesen dal 2015 (10 punti effettuati tra il 2015 ed il 2019, tranne il 2016: Scarton, 2017 ed inedito).
In ciascun punto di ascolto sono stati rilevati gli uccelli presenti entro 100 m dall’osservatore per una durata di 10 minuti (Gregory et al., 2004), sia nella seconda metà di maggio che in quella di giugno. Per l’utilizzo dei punti di ascolto nello studio dell’averla piccola si vedano ad esempio Sfougaris et al. (2014) e Ajder & Baltag et al. (2017). Un telemetro Leica Rangemaster LRF 900 è stato utilizzato per delimitare con sufficiente precisione l’area di rilevamento in campo, che in ciascun punto risulta quindi di 3.14 ha. I punti sono stati effettuati sempre tra le ore 6 e le 10 e con condizioni meteorologiche buone. Sono stati contattati spesso maschi, talvolta entrambi i partner di una coppia; anche l’osservazione di un solo maschio è stata considerata sufficiente per stabilire la presenza di una “coppia”. Non si può escludere siano stati contattati anche maschi solitari territoriali, la cui presenza è stata talvolta riportata per questa specie (Søgaard Jørgensen et al., 2013). Si è considerato per ogni punto il valore più alto di coppie osservato nei due rilievi di maggio e giugno: la densità media annuale è stata espressa come coppie/10 ettari.
Stante la non normalità dei dati di base (test di Kolmogorov-Smirnov, P<0.05) si sono applicati test statistici non parametrici (test di Kruskal-Wallis e Dunn’s post hoc); tutte le analisi sono state effettuate mediante il software PAST vers. 3.25 (Hammer et al., 2001). Per la valutazione dei trend della specie si è utilizzato il software TRIM (Trends and Indices for Monitoring data – versione 3.53: Pannekoek & Van Strien, 2005). Il software classifica i trend in sei possibili categorie, in base alla presenza, o meno, di variazioni annue statisticamente significative e superiori al 5%. Le categorie variano da “incremento marcato” a “diminuzione marcata”, oltre a “andamento incerto”. Il software elabora gli indici anche per gli anni eventualmente mancanti. È stata utilizzato il modello “linear trend” per ottenere gli indici di popolazione, posto il 2014 uguale a 1, e i tassi di variazione annuali.
Risultati
L’averla piccola è stata osservata in tutti gli anni di rilevamento, in entrambi i siti; sulle praterie del Monte Cesen è stata accertata ogni anno la presenza di 1-6 coppie, in Valle Averto di 1-4 coppie. Nel primo sito, sette punti su dieci hanno ospitato in almeno un anno l’averla piccola, di cui tre per due o più anni; in un punto la specie è stata sempre contattata. In Valle Averto, 5 punti su 11 (45%) sono stati occupati in almeno un anno, di cui tre (27.2%) per due o più anni; uno è stato occupato consecutivamente per tutti i sei anni di monitoraggio. Le densità osservate nei due siti sono riportate nella Fig. 1; si precisa che i valori non sono confrontabili tra di loro, in quanto nelle praterie del Monte Cesen i punti interessavano solo ambienti idonei alla specie, mentre in Valle Averto le aree intorno ai punti includevano anche ambienti totalmente inadatti, quali canneti e densi nuclei alberati. Escludendo i punti ubicati in habitat non idonei all’averla piccola, le densità di Fig. 1 relative a Valle Averto andrebbero raddoppiate.
In entrambi i siti, le differenze tra gli anni non sono risultate statisticamente significative (Kruskall-Wallis test, P>0.05 sempre), sebbene nel Monte Cesen i valori di P (0.06) siano prossimi alla soglia di significatività. In questo sito il test post hoc di Dunn evidenzia come le densità del 2018 e 2019 risultino significativamente diverse (P<0.01) da quelle dei due anni precedenti.
In entrambi i siti, i trend ottenuti con TRIM sono risultati positivi nel periodo di indagine, con variazioni percentuali medie annue del 9.9 % in Valle Averto e del 59.6% sul Monte Cesen; combinando i due siti, si ottiene un incremento del 18.9% (Fig. 2). A causa della grande variabilità e del ridotto numero di punti, il trend vene però definito “incerto”.
Grafici
Discussione e conclusioni
Pur con le oggettive limitazioni dovute alle modeste dimensioni delle due popolazioni monitorate, i risultati indicano chiaramente come in entrambi siti l’averla piccola possa definirsi stabile, con una recente tendenza all’incremento, seppur non ancora statisticamente significativa. L’aumento osservato nel 2018-2019 sulle praterie del Monte Cesen appare particolarmente interessante; trattandosi di specie facilmente contattabile nel periodo riproduttivo, è da escludere che possa essere passata inosservata negli anni precedenti. Le rilevanti differenze ambientali e gestionali esistenti tra i due siti di monitoraggio lasciamo supporre che i due andamenti indichino un più vasto processo, in atto in questi ultimissimi anni, di recupero ed incremento della specie nel Veneto, perlomeno nelle aree più vocate. La ricerca delle cause di tale probabile incremento esula dagli scopi della presente nota; si può ipotizzare che ciò sia dovuto a variazioni climatiche, visto che periodi caldi e asciutti nei siti riproduttivi favoriscono certamente l’averla piccola (Søgaard Jørgensen et al., 2013). Tuttavia è ben noto che per questo migratore trans-sahariano anche le condizioni ambientali delle aree di svernamento possono influenzare le dimensioni delle popolazioni nidificanti l’anno successivo in Europa (Pasinelli et al., 2011).
Le valutazioni generalmente espresse su questa specie nel Veneto, riportanti un calo generalizzato e certamente valide fino a pochi anni orsono, potrebbero quindi essere non più aggiornate; si rende pertanto ancor più necessaria l’attuazione di un monitoraggio dedicato a questa specie di particolare interesse conservazionistico, che venga effettuato in siti rappresentativi degli habitat maggiormente utilizzati nel Veneto. Tale monitoraggio, di semplice realizzazione utilizzando le metodiche ben collaudate descritte in questa nota, finora non è mai stato intrapreso e non se ne intravede la realizzazione nel breve-medio periodo.
Altre valutazioni possono essere effettuate circa i valori di densità da noi osservati; Gustin et al. (2016) nel loro lavoro sullo stato di conservazione delle specie nidificanti in Italia, considerano come “favorevoli” a scala di comprensorio 0.1 coppie/10 ha in ambienti a mosaico e 0.5 coppie/10 ha su vaste aree aperte o semi-aperte. A scala locale le densità andrebbero invece da 0.5 coppie/10 ha (ambienti a mosaico) a 5 coppie/10 ha (ambienti aperti) fino a 10 coppie/10 ha in aree particolarmente idonee.
I valori dei nostri due siti, 0.3-1.9 coppie/10 ha, rientrano tra quelli favorevoli per la specie e confermano innanzitutto con nuovi e puntuali dati la particolare valenza delle praterie montane per questa specie, già riportata per il Veneto da altri Autori (ad esempio Mezzavilla & Bettiol, 2007; Villa, 2011). Anche osservazioni pluriennali non sistematiche condotte da uno degli Autori (F.S.) indicano valori di densità buoni o discreti per diversi siti della dorsale Cesen-Visentin, quali le praterie del Monte Zogo (Segusino: 8-10 coppie/50 ettari), le praterie prossime a Malga Garda (Lentiai: 8 coppie/50 ettari) e quelle del Pian dei Grassi (Vittorio Veneto: 5-7 coppie/10 ha). Tuttavia gli unici lavori a noi noti e dedicati specificatamente all’avifauna di praterie montane presentano risultati contrastanti circa l’averla piccola: ne viene accertata la presenza sul Monte Cirvoi (BL; Cassol et al., 2003), mentre sulle praterie del Monte Faverghera (BL), del tutto simili a quelle del Monte Cesen e poste a meno di 30 km di distanza, la specie venne osservata solo saltuariamente in un’indagine protrattasi per tre anni (Cassol & Dal Farra, 2001).
Infine, le densità di averla piccola da noi osservate in ambito prettamente costiero si collocano verso il limite inferiore del range sopra riportato, ma sono comunque tra quelle “favorevoli” per ambienti a mosaico che includano anche estensioni non idonee alla specie.
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